L’esperimento di Milgram

Ti ho parlato di Stanley Milgram a proposito dei sei gradi di separazione, ma Milgran è forse ancora più famoso per quello che viene comunemente chiamato esperimento di Milgram, un esperimento sull’obbedienza all’autorità.

Esperimento di Milgram sull’obbedienza all’autorità

Questo esperimento non ha una relazione diretta con la teoria dei sei gradi di separazione, se non per il suo autore. Ma vale la pena raccontarlo perchè è molto interessante.

Infatti te ne parlo anche nel video della puntata sui sei gradi di separazione.

Oggetto di questo esperimento era l’obbedienza all’autorità. Milgram e i suoi colleghi, volevano capire quanto una persona sarebbe stata disposta ad andare contro i propri principi, in un contesto nel quale l’ordine di violare tali principi, fosse arrivato da un’autorità.

Stanley Milgram vicino alla macchina utilizzata per il suo esperimento
la macchina utilizzata per l’esperimento di Milgram e il suo ideatore

Autorità inteso proprio in termine gerarchico; qualcuno al quale veniva riconosciuto un potere superiore al proprio. Qualcuno che, in quel contesto, poteva dare degli ordini.

Come avveniva l’esperimento di Milgram

Un volontario (il soggetto dell’esperimento) doveva infliggere una serie di scosse elettriche di intensità crescente, ad un secondo volontario.

Il secondo volontario era però una persona del gruppo di ricerca e stava in un’altra stanza, dalla quale poteva emettere delle grida di disperazione e dolore, senza mostrare al suo “aguzzino” che quelle grida erano finte.

Quindi il vero soggetto dell’esperimento era solo uno. Chiamiamolo aguzzino.

Ma a costui, all’aguzzino, veniva fatto credere di essere uno dei due volontari. Quello che quel giorno, per puro caso, avrebbe dovuto infliggere delle scariche elettriche anziché riceverle.

Certo, l’idea di infliggere delle scariche elettriche, a meno che tu non sia uno psicopatico o un sadico, non credo possa essere presa alla leggera.

Tuttavia, bisogna capire che il contesto nel quale si svolgeva l’esperimento era un contesto di totale volontarietà. L’aguzzino si trovava lì insieme ad altre persone, sapendo che tutti erano volontari. Lì gli veniva spiegato quello che doveva fare e – ancora, immagino – l’altra persona si diceva d’accordo.

Perchè le scosse?

Ok, ma perchè le scosse?

Beh, qui Milgram ed i suoi, si sono inventati un movente che agli occhi “dell’aguzzino” credo sia apparso qualcosa di banale (ricordati che lo chiamo aguzzino, ma questa persona, specialmente all’inizio, non aveva idea di cosa lo avrebbe atteso realmente di lì a poco).

Volendo sintetizzare la struttura dell’esperimento, possiamo definirla come una specie di gioco del memory.

Il “finto volontario” avrebbe dovuto imparare a memoria delle parole. L’aguzzino, successivamente, avrebbe dovuto leggere al finto volontario delle coppie di parole.

Nel caso in cui il finto volontario avesse sbagliato, l’aguzzino avrebbe dovuto somministrare una scarica elettrica.

E tutto questo – e qui c’è il vero elemento centrale dell’esperimento – avveniva in presenza di una persona in camice bianco che era la persona che aveva accolto i volontari e spiegato loro quello che avrebbero dovuto fare.

Era di fatto l’autorità.

Piccolo particolare: le scariche elettriche sarebbero state di intensità crescente, fino a 450V!

Ecco un estratto dell’esperimento.

Immaginiamo la scena

[camice bianco]: “lei [finto volontario], dovrà imparare questa sequenza di parole a memoria. Lei invece [aguzzino] dovrà dare delle scosse ogni volta che riceverà una risposta sbagliata”.

[aguzzino] (rivolgendosi al finto volontario) “ma, a te sta bene ricevere delle scosse elettriche?”

[finto volontario] “ma sì! Ho una memoria di ferro, non preoccuparti.” (sorriso rassicurante)

Svolgimento

L’aguzzino inizia a leggere… ed il finto volontario inizia a sbagliare.

Così l’aguzzino inizia a dare qualche piccola scossa (inizialmente l’intensità è bassa).

Ricorda che l’aguzzino è nella stanza con la persona con il camice bianco alle sue spalle (anche il fatto che fosse alle sue spalle serviva ad accrescerne l’autorità), mentre il finto volontario si trova in un’altra stanza.

Questo è molto importante! (nessun finto volontario è stato maltrattato per questo esperimento).

L’aguzzino prosegue con altre coppie di parole e ad ogni risposta il finto volontario inizia ad emettere qualche lamento di dolore. “ahi! … ouch! … uuuh, questa pizzicava!“.

Ad un certo punto, il finto volontario, dopo l’ennesimo errore, inizia a lamentarsi in maniera decisa: “basta! Soffro di cuore! Non voglio proseguire“.

Una scena tratta dall'esperimento di Milgram
Una scena tratta dall’esperimento di Milgram, che puoi vedere anche nel video

Fino a dove siamo in grado di spingerci?

Stai leggendo queste righe e magari ti stai immedesimando nell’aguzzino. Stai leggendo comodamente questo articolo con il tuo tablet o il tuo smartphone, o magari sei alla scrivania dell’ufficio, al tuo computer.

E forse pensi “io non avrei potuto andare oltre!

Mmmm… io sono d’accordo con te! Ma il punto è che questo esperimento – ed altri successivamente – hanno dimostrato chiaramente che molte persone hanno dei meccanismi che possono essere usati per farle andare contro i loro principi.

Uno di questi meccanismi è proprio quello del riconoscimento dell’autorità.

Quindi, razionalmente possiamo anche essere tutti d’accordo sul doverci fermare. Ma come reagiremmo in un contesto come quello. Con la pressione psicologica di un’autorità?

Questa è una di quelle cose che spero di non dover mai scoprire in vita mia!

Torniamo all’esperimento. A quelle parole, quelli che (loro malgrado) rivestivano i panni dell’aguzzino, avrebbero voluto interrompere.

Sì, quelli (al plurale), perchè chiaramente l’esperimento venne ripetuto diverse volte, con diversi aguzzini.

Provarono anche a segnalare i problemi lamentati dall’altra persona (“che questo tizio con il camice bianco non abbia sentito?” magari pensavano).

Ma qui, imperterrito, il “tizio con il camice bianco” interveniva perentorio: “prosegua per cortesia”.

Bam! Un ordine secco.

E questo ordine secco portò oltre il 60% dei partecipanti ad arrivare al limite massimo di 450 volt, pur con una persona che dall’altra parte, si lamentava (fortunatamente fingendo) di dolori atroci e di pericolo di vita!

Le conseguenze dell’esperimento di Milgram

Beh, non si può certo dire che questo esperimento non ebbe conseguenze.

Qualcuno lo utilizzò addirittura per giustificare il comportamento dell’esercito nazista. Si disse che i soldati – ma anche gli ufficiali di più alto grado – fossero stati obbligati a certi comportamenti, dovuti alla forte autorità di poche persone.

Il classico “stavamo eseguendo degli ordini” aveva la sua giustificazione scientifica.