Questa storia inizia con un tweet e finisce con te, che non hai nulla a che vedere con il nazismo, che risponderai sì (o quantomeno con “può essere”) alla domanda del titolo. Inizia con un semplice tweet come tanti altri che ho fatto, al quale però qualcuno di particolare ha messo un like.
Sfiorerò il tema del nazismo e con il massimo rispetto anche quello dell’olocausto, ma il tema è un altro. È il tema dei riferimenti culturali e di quanto quello in cui crediamo talvolta abbia senso solo all’interno della nostra cultura.
Talvolta! Mi raccomando. Alcuni temi scientifici, etici e filosofici devono essere considerati validi universalmente e non solo all’interno di una cultura specifica. Ad esempio il diritto alla libertà individuale.
Ultima cosa prima di iniziare. Se l’articolo ti piace, aiutami a farlo conoscere. Condividilo con altre persone. Grazie
La storia inizia con un tweet
Il mio account su Twitter non è frequentatissimo.
Quindi capirai che già ricevere un like su un mio tweet è un piccolo evento per me, anche se talvolta si tratta di un like fatto da un bot; da un automatismo che quando rileva una certa parola o un determinato hashtag, allora reagisce automaticamente con un’azione. Come un like, un retweet o altro.
Come in questo caso che ti sto per raccontare peraltro.
Comunque, dato che ricevo poche interazioni, in genere sono curioso e vado a vedere a chi è piaciuto quello che ho postato. E qualche giorno fa ho trovato questa notifica
Lì per lì la cosa non mi ha colpito subito… Swastika Media… Swastika, scritto in questo modo. “Vabbè”, penso, “che curioso questo nome”. (Che poi, nemmeno troppo curioso… è semplicemente la parola svastica in inglese!).
Però, sempre per il fatto che ricevendo pochi like cerco di capire chi ho intercettato, apro l’account e vedo questo.
La mia prima reazione è stata questa
Non capivo! Avevo davanti un account Twitter con questo logo
e questa descrizione
E allora io
“Ma come si fa?” pensavo.
“Non può essere un’azienda vera. Questo sarà uno di quegli account fake che si trovano su Twitter.” Incitamento al nazismo! Dovevo fare qualcosa!
Ora. Fermi tutti. Pausa di riflessione di 10 secondi.
Andando avanti sarà evidente la mia ignoranza in materia. Ma è un dato di fatto ed essendo io una persona curiosa che “sa di non sapere” (anche su tematiche così importanti), ho pensato che forse – e dico forse – quello che ho imparato e che sto condividendo avrebbe potuto essere di aiuto anche a qualcun altro.
Chissà… poi magari risulterò l’unico a non sapere una cosa del genere… e vabbè. Me ne farò una ragione.
Fine pausa di riflessione. Continuiamo.
Cerco di capirne di più. Apro il sito web e trovo questo
Sulla home page di un’azienda, di una media agency, c’è una svastica e il logo di Google (il logo di Google è sullo sfondo dello schermo, ma anche sul fondo della pagina – che non vedi dall’immagine qui sopra).
Svastica e Google. Insieme.
Logo di Google presente peraltro perchè l’agenzia è tra le molte accreditate come partner del motore di ricerca.
C’è qualcosa che non mi torna. Mi chiedo: “di dov’è quest’agenzia?“. Stando ai dati presenti sullo stesso sito risulta essere indiana
Insomma, per farla breve… sono andato avanti un po’ a cercare. Non ho contattato direttamente la Swastika Media (non mi sembrava il caso, per quale motivo poi avrei dovuto contattarla?), ma alla fine mi sono convinto che l’azienda fosse vera.
Quindi ho cominciato a farmi un’altra domanda.
“Ma come si fa?” mi chiedevo. “Come si fa ad utilizzare la svastica nel proprio logo aziendale! Nel proprio nome!”.
Ero incredulo.
Ma poi mi è venuta in mente una cosa! Semiotica.
Semiotica
La semiotica è la scienza che studia i segni.
In sintesi, il concetto è molto semplice. Qualunque segno, da una lettera ad un tratto disegnato su un muro, di per sè è un segno nudo e crudo, senza significato. Siamo noi essere umani, appartenenti ad una specifica cultura, che attribuiamo il significato a quel segno (e dobbiamo accordarci per farlo).
L’ambito nel quale il significato di tutto un insieme di segni è condiviso da un gruppo di persone si chiama cultura.
Per capirci, prova ad immaginare quello che potrebbe capire un neonato, un cane o un elefante, guardando questa pagina. Nulla! Vedrebbe solo una serie di segni.
Nessun significato.
Il fatto che tu vedendo questi segni riesca a dedurne un significato è un tema che viene studiato dalla semiotica.
Comunque, quello che voglio dirti, è che quando ho visto la svastica nel logo, non è che fossi totalmente ignaro di questi concetti. Mi ricordavo di aver letto che segni diversi possono avere significati diversi in base alle culture.
Ricordavo ad esempio che quando Facebook introdusse il suo “thumb up“, dovette gestire qualche grana per via del diverso significato di quel gesto così positivo sia per noi italiani che per gli statunitensi, ma che per alcuni paesi mediorientali aveva lo stesso significato del nostro dito medio!
Ad ogni modo, al di là di Facebook in particolare (di cui non ricordo l’evoluzione della storia, ma non ha importanza ora), resta vero che quel gesto specifico, il “pollice su” intendo, abbia significati diversi nel mondo.
Ricordavo anche che la svastica era inizialmente un simbolo religioso che i nazisti avevano fatto loro. È una di quelle storie da “Focus” che si leggono sul lettino in spiaggia… quando non c’erano i bimbi piccoli ed in spiaggia si poteva leggere, ovviamente… per dire eh.
Comunque, avevo sì qualche ricordo sulle differenze di significato dei simboli e sulle origini della svastica. Ma al di là del significato che aveva avuto in passato, mentre guardavo la home page di questa azienda, swastika media, per me la svastica rimaneva un simbolo associato al nazismo e ad una tragedia come l’olocausto!
Ed ero convinto che tutto il mondo considerasse la svastica come un simbolo associato a nazismo e olocausto.
Come poteva avere un significato diverso da “distruzione”, “odio” o “una delle pagine più brutte della storia moderna”?
Quando giustamente ti parlano fin da piccolo di quello che è accaduto durante la seconda guerra mondiale, è inevitabile che tu vada a considerare come mondiali anche i simboli associati. Voglio dire, tutti, in tutto il mondo, avranno sentito parlare di SS, di Terzo Reich e dei vari simboli che hanno accompagnato queste sciagure!
Cioè, è inevitabile che tutto il mondo sappia cosa sia la svastica, cosa sia il nazismo e cosa sia stato l’olocausto. O no?
Per me era inevitabile ed era un dato di fatto. Ma mi son dovuto ricredere. E giustamente!
Ma continua a seguirmi.
Quindi davvero la svastica può essere bella?
A questo punto, spinto ancora di più dalla curiosità e cercando di avere una mente aperta, voglio approfondire.
Via tutti i pregiudizi. Voglio provare a capire di che si tratta.
Come può un’azienda adottare come proprio logo, un simbolo come quello della svastica?
O quell’azienda è folle (ma è anche partner Google che – credo – avrà verificato e non potrebbe accettare di essere associata ad un simbolo di quel tipo) oppure c’è dell’altro che non capisco.
Ed il bello arriva adesso.
Nelle prossime righe sintetizzo i risultati della mia ricerca, che puoi fare anche tu direttamente. Non ci vuole molto.
Le origini della svastica
La svastica è uno dei simboli con le origini più antiche della storia dell’umanità. Diverse fonti le attribuiscono lo status di “uno dei primi simboli usati dall’uomo“.
Nasce e continua ad essere attualmente utilizzato come simbolo religioso, in particolare nell’induismo. In questo contesto la svastica rappresenta il sole.
Attenzione! Nell’induismo è tuttora un simbolo religioso.
Contesto diverso, significato diverso.
Allora ecco che in due passaggi si risolve il mistero:
- Gli induisti sono presenti principalmente in India
- L’azienda che ha messo il like al mio tweet è dell’India
Risolto il mistero! Per quell’azienda la svastica ha un altro significato.
Chiaro no? Fine della ricerca e dell’articolo!
.
.
.
“Beh sì, chiaro. Però” – continuavo a pensare – “un evento forte come quello dell’olocausto non dovrebbe ‘sovrascrivere‘ il significato originale? Non dovrebbe essere inteso, a livello universale, che la svastica rappresenti il nazismo e tutto quello che ha causato? Anche tra gli abitanti dell’India?”
È necessario approfondire ancora un po’ per comprendere meglio.
Il significato della parola svastica
Il termine svastica
deriva dal termine sanscrito maschile svastika
che a sua volta è composto da:
- il prefisso
Svāsti
che significa stare bene - il suffiso
-ka
che ha funzione di diminutivo
pertanto la parola svastica, tra i vari significati che può avere, significa letteralmente: piccolo oggetto che porta bene.
La svastica, nel suo significato originale, è un portafortuna.
Se Swastikamedia fosse italiana?
La svastica per un indiano è un portafortuna. In Giappone, Cina e India questo simbolo si trova ancora comunemente.
Sia come simbolo religioso (in alcune zone, indica la presenza di templi), sia come simbolo di buona sorte.
Se Swastikamedia fosse stata italiana, magari avrebbe adottato un quadrifoglio ?. Probabilmente la scelta della svastica come logo è quindi per augurare prosperità ai propri affari.
Certo, il parallelo con il quadrifoglio è molto limitato, perchè – per quanto ne sappia – nessun partito estero responsabile di stragi contro l’umanità o gruppo terroristico ha mai avuto un quadrifoglio come simbolo.
Ma immaginiamo che un gruppo terroristico neozelandese abbia un quadrifoglio come simbolo (e prendo la Nuova Zelanda come riferimento, solo perchè è agli antipodi rispetto all’Italia). Ed immaginiamo che i media ci informino quotidianamente di quello che questo fantomatico gruppo terroristico stia facendo in Nuova Zelanda.
Di più, immaginiamo che l’Europa entri in guerra per aiutare la Nuova Zelanda a difendersi, quindi con un coinvolgimento anche diretto.
Diversi anni di conflitto lontano da noi. Sappiamo che i nostri soldati stanno combattendo il “nemico del quadrifoglio” (così lo chiamano adesso), responsabile di diverse stragi.
Tutti i giorni notizie di questo tipo. Notizie provenienti da migliaia di chilometri di distanza. Mentre qui in Italia la vita procede come sempre. Per anni.
Ora, immagina che il gruppo terroristico venga sconfitto. Ed immagina che siano già passati 70 anni da quell’evento della Nuova Zelanda.
Come pensi potrebbe essere visto il quadrifoglio qui in Italia?
Probabilmente, credo, il significato del quadrifoglio sarebbe così radicato nella nostra cultura (presente in palazzi, su libri, in opere d’arte e su automobili che hanno sempre continuato ad esistere per quei 70 anni), che un evento così lontano nel tempo e nello spazio, non cambierebbe il significato che noi attribuiamo al quadrifoglio.
Cultura, spazio e tempo
Ecco quindi a mio parere cosa deve essere considerato per capire Swastika Media.
È vero che in India la svastica ha sempre avuto un significato diverso rispetto a quello del nazismo.
È vero che il nazismo e l’olocausto sono stati qualcosa di terribile, di estremamente terribile. Ed è plausibile che gli indiani conoscano questi eventi.
Ma va considerato comunque anche il fenomeno del nazismo dal punto di vista dell’India, che fu sì coinvolta nel conflitto, ma solo perchè fornì delle truppe che combatterono lontano dai territori indiani. In altre parole, la guerra era lontana (un po’ come l’ipotetica guerra in Nuova Zelanda di cui ti ho parlato sopra).
Quindi, per quanto forte, un fenomeno che accade lontano, sia dal punto di vista geografico che del tempo, avrà una capacità inferiore di cambiare il significato di un simbolo.
Vuoi un altro esempio?
Guarda questi due simboli
Sono solo due colombe simbolo di pace, giusto?
Sbagliato, il simbolo di destra (o quello sotto se stai usando uno smartphone) è anche il logo di Aum Shinrikyō, un movimento religioso giapponese, che sarebbe meglio definire come gruppo terroristico, poichè fu l’autore dell’attentato alla metropolitana di Tokio del 20 marzo del 1995, nel quale vi furono diversi morti e migliaia di intossicati dal gas Sarin.
Cultura, distanza geografica, tempo… a te oggi cosa viene in mente se ti dico: colomba con un ramo d’ulivo? Di certo non un attacco terroristico.
Quindi ti sentiresti sereno nell’utilizzare una colomba con un ramo di ulivo per qualche iniziativa benefica, magari per una Onlus. Di certo, non ti verrebbe in mente che qualcuno potrebbe associare la tua iniziativa ad un attacco terroristico.
Paese che vai…
Come dicevo poco sopra, quindi, i simboli non hanno quasi mai un significato universale, al contrario ad esempio delle espressioni umane che, come è stato dimostrato, vengono riconosciute dalle persone indipendentemente dalla cultura.
Ecco perchè, peraltro, probabilmente hai riconosciuto chiaramente il significato delle mie espressioni nelle fotografie che hai trovato prima.
Un simbolo è una convenzione alla quale le persone, arbitrariamente e di comune accordo, attribuiscono un significato.
Questo vale ad esempio per le parole. Chi ha stabilito che al simbolo “CIAO” debba corrispondere un saluto? Perchè non può essere un’offesa? La semiotica studia queste cose appunto.
Ma “simbolo” può essere qualsiasi cosa. Può essere anche un animale.
Avrai sentito certamente dire che i gatti hanno 7 vite. Giusto?
Bene! Nel Regno Unito i gatti ne hanno 9 di vite. Pensa te che fortuna!
Ed il gufo allora?
Nella maggior parte delle culture occidentali è simbolo di saggezza. Ad esempio Atena, la dea greca della sapienza oltre che dalle arti e della guerra, veniva spesso raffigurata come una civetta (simile ad un gufo).
A quanto pare nella civiltà egizia però il gufo rappresentava presagi nefasti come la malattia e la morte.
Mentre, tornando ai tempi moderni, in India il gufo è più un simbolo di stupidità.
Potrei andare avanti con tantissimi altri esempi, ma chiudo con l’ultima curiosità: un uomo che indossa un cappello verde in Cina ha lo stesso significato di “cornuto” in Italia.
Perchè questo titolo?
Ora che siamo quasi alla fine, vorrei parlarti anche del titolo di questo articolo.
Ho deciso di chiamare questo articolo “la svastica è bella?” (con il punto di domanda).
E ci ho anche riflettuto parecchio, perché sembra uno di quei titoli fatti apposta per farsi cliccare (un titolo clickbait direbbe uno bravo).
Però alla fine mi è sembrato il titolo più adatto. Perchè è stata di fatto la domanda dalla quale sono partito per questa ricerca e riflessione.
Ora, ho già riletto questo pezzo diverse volte, e – sempre… S-E-M-P-R-E – quando lo inizio provo veramente quelle emozioni rappresentate nelle fotografie. Poi proseguo e mi dico. Sì, ok. Il titolo ci può stare.
Il punto è che il simbolo della svastica, ha una connotazione così forte e così carica di significati negativi per me, che emotivamente faccio davvero fatica a pensare alla svastica come ad un bel simbolo. E tutte le volte mi chiedo. Ma la svastica è bella?
Emotivamente non ce la faccio. Emotivamente la mia risposta è no. La svastica non è un bel simbolo.
Razionalmente invece, dopo essermi documentato, capisco perfettamente il simbolo ed il suo significato “relativo” e rispondo di sì.
O quantomeno, mi dico che la risposta può essere un sì.
Riesco a mettermi nei panni dell’imprenditore indiano che sceglie questo simbolo per la propria azienda.
È un simbolo. E in India evidentemente ha un altro significato. Certamente anche in quel paese conosceranno il nazismo e l’olocausto. Ma questo non è il significato che loro attribuiscono a quel simbolo.
Per loro nazismo e olocausto sono qualcosa di non legato direttamente o necessariamente al simbolo della svastica.
Difficile da immaginare? Quadrifoglio e colomba non ti sono bastati?
Seguimi ancora un momento.
Conosci il Ku Klux Klan?
Ku Klux Klan (o KKK) era il nome delle organizzazioni segrete che, in quelli che oggi sono gli Stati Uniti d’America, sostenevano la superiorità della razza bianca attraverso atti politici e terroristici.
Anche noi italiani conosciamo la storia della schiavitù americana e del Ku Klux Klan con i loro cappucci bianchi, ma questo non impedisce di utilizzare simboli simili con altre finalità, come ad esempio durante la settimana santa a Enna.
Non credo sarebbe così apprezzata una sfilata con dei cappucci bianchi negli Stati Uniti al giorno d’oggi.
Cosa ne pensano gli ebrei della svastica?
Il popolo che ha subito più di tutti la follia di un’ideologia rappresentata dal simbolo della svastica, cosa ne pensa?
Il fatto che razionalmente io pensi che la svastica possa essere un bel simbolo, deriva anche da quanto ho appreso in merito al riconoscimento del significato originale di questo simbolo da parte degli ebrei.
Tra il 17 e il 20 febbraio del 2008, in un summit avvenuto tra i leader indù ed ebrei, è stato siglato un accordo il cui punto 7 dice quanto segue:
La svastica è un simbolo antico e molto propizio della tradizione indù. È inciso su templi indù, altari rituali, ingressi e persino libri contabili. Una versione distorta di questo sacro simbolo fu sottratta dal Terzo Reich in Germania e abusata come emblema sotto il quale furono commessi crimini atroci contro l’umanità, in particolare il popolo ebraico. I partecipanti (al summit) riconoscono che questo simbolo è, ed è stato sacro per gli indù per millenni, molto prima della sua appropriazione indebita
Declaration of the Second Hindu- Jewish Leadership Summit – 17-20 Febbraio 2008
Ecco quindi che gli stessi ebrei riconoscono il significato bello e originale della svastica.
Cosa ne pensano i tedeschi della svastica?
In Germania esporre simboli nazisti (tra cui la svastica) è un reato che viene punito con massimo tre anni di reclusione.
Questo divieto è talmente forte, che un popolare videogame nel quale erano presenti simboli nazisti come svastiche e le rune delle SS, è stato modificato per poter essere distribuito in Germania.
Cioè, è stata creata una versione modificata, appositamente per il mercato tedesco.
La questione in effetti è un po’ più complicata di così. Non è che “la svastica in Germania sia sempre proibita”. La legge tedesca prevede permessi per le opere d’arte e per i contenuti che hanno lo scopo di educazione civica.
Serie TV come “The Man In The High Castle” è stato pubblicato in Germania e, in questo caso, il contenuto non è stato modificato.
Ma il punto è che in quel paese cultura, spazio e tempo – diciamo così – convergono. Quello è il paese nel quale gli orrori hanno avuto origine. E quindi è comprensibile come la sensibilità in quel paese sia più forte.
Sempre forte, ma meno forte della Germania è ad esempio la sensibilità dell’Austria dove esistono anche lì divieti in merito alla svastica ed ai simboli nazisti, ma più blandi.
Conclusioni
Viviamo in un mondo pervaso di simboli e significati. Ovunque.
Fa parte del nostro essere umani. Cioè, siamo esseri umani anche per questo bisogno innato di attribuire un significato a qualsiasi cosa.
E così ad esempio troviamo il fenomeno della Pareidolia, cioè “la tendenza istintiva e automatica a trovare strutture ordinate e forme familiari in immagini disordinate”. Dobbiamo dare un significato a tutto, anche ad un “sasso” presente su un altro pianeta.
Ma troppo spesso non ce ne rendiamo conto. Cioè, spesso siamo noi che creiamo questi significati, ma poi li consideriamo verità assolute e li usiamo per giudicare fenomeni che accadono in altri contesti.
E il nostro cervello, con i suoi bias e errori di valutazione, non ci aiuta. Perchè, oltre a creare un significato arbitrario per alcuni simboli, poi siamo anche in grado di sbagliarci quando è il momento di riconoscere un simbolo e di ridargli quel significato che noi stessi gli abbiamo attribuito.
Un bel casino insomma.
Però, come spero di averti dimostrato con questo articolo, quando giudichiamo qualcosa o qualcuno, è sempre bene documentarsi.
Sì, il nostro cervello ci dà una soluzione pronta in pochissimo tempo e con pochissimo sforzo. E spesso quella soluzione pronta ci avvantaggia (non possiamo riflettere su qualsiasi cosa; letteralmente non riusciremmo a vivere).
Ma quella soluzione pronta in realtà non è altro che un meccanismo di difesa e di sopravvivenza.
Crearci un giudizio in merito agli altri, non è una questione di sopravvivenza. Vale la pena documentarsi e capire.
Può non essere semplice, ma non ci vuole molto.
Certo, la rete internet è piena di tutto e del contrario di tutto, quindi può essere a sua volta complicato documentarsi. Però questa non può essere una giustificazione.
È vero, su internet trovi i negazionisti, i filo-nazisti, i terrapiattisti ed i pastafariani (beh, questi ultimi possono avere anche un loro perchè di esistere in effetti).
Ma quando si fa una ricerca, ci sono due tipi di approcci a mio parere:
- l’approccio di chi è in cerca di conferme
- l’approccio di chi è in cerca di informazioni
Nel primo caso, si parte già da una risposta. Non mi interessa cambiare idea. Voglio solo conferme. Si parte cioè da qualcosa che si vuole che sia “vera” e si cercano informazioni che dimostrino quella verità. Ecco, su internet si trova quello che si vuole in tal senso.
Tutto è dimostrabile se basta una pagina su internet per farlo.
Nel secondo caso invece si parte da una domanda e si cercano fatti a favore e contrari. Si valutano le fonti. Si scava un po’ più a fondo.
E valutare le fonti (capire quanto sia autorevole il sito che stiamo leggendo ad esempio), talvolta, non è così difficile.
O meglio, non sarebbe così difficile, se non ci fosse un problema culturale.
Quando ero piccolo, alle elementari, ricordo ancora che la maestra per un certo periodo ci insegnò ad interpretare correttamente quello che vedevamo in televisione. Che ad esempio le pubblicità erano finzione e che quindi non dovevamo prendere per oro colato quello che vedevamo.
Capisci l’approccio? Non mi hanno detto “la pubblicità è brutta, non guardarla!“. Ma piuttosto, “impara a ‘leggere’ la pubblicità“. Tutta un’altra storia, per fortuna!
Essere in grado di documentarsi utilizzando internet è una competenza che – dobbiamo rendercene conto – va insegnata sia ai bambini, che agli adulti.
È una necessità. È un’emergenza!
È una necessità sia per la nostra società, che per l’esistenza stessa di Internet.
Se non la sappiamo usare, a che serve internet?
Grazie ad internet e a un po’ di tempo, ho potuto apprendere qualcosa che prima non conoscevo. Comprendere qualcuno con una cultura diversa dalla mia. Approfondire altri dettagli. E condividere tutto questo.
Bello no? Quasi quanto la svastica (qui è sempre la mia parte razionale che scrive)
Pensiero finale
Prima di giudicare qualcosa o qualcuno, pensa che molto di quello che “credi” dipende dal luogo in cui sei nato. Se tu fossi nato in India, sicuro che le tue credenze sarebbero le stesse che hai oggi?
Ad esempio, tu credi che la data di pubblicazione di questo articolo sia il 13 Dicembre 2019, ma per gli ebrei quello stesso giorno è invece il 15 Kislev 5780.
Nemmeno la data è un valore valido in tutto il mondo.
Inviami eventuali domande, condividi l’articolo con qualcuno a cui pensi possa interessare e linkalo nel tuo blog se ne hai uno.